IL RITARDO MENTALE
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CHE COSA E’?
Il ritardo mentale è definito come un funzionamento intellettuale generale significativamente sotto la media, presente contemporaneamente a carenze del comportamento adattivo che si manifesta in età evolutiva.
Per funzionamento sotto la media si intende un quoziente intellettivo (QI) pari o inferiore a 70.
In base al punteggio raggiunto al test intellettivo è possibile stabilire dei sottotipi di ritardo mentale, che rappresentano anche dei livelli progressiva gravità del disturbo:
- Livello QI tra 50-55 e 70 corrisponde ad un ritardo mentale LIEVE (nell’adulto corrisponde ad un’età mentale di 9-12 anni)
- Livello di QI tra 35-40 e 50-55 corrisponde ad un ritardo mentale MODERATO (nell’adulto corrisponde ad un’età mentale di 6-9 anni)
- Livello di QI tra 20-25 e 35-40 corrisponde ad un ritardo mentale GRAVE (nell’adulto corrisponde ad un’età mentale di 3-6 anni)
- Livello QI inferiore a 20-25 corrisponde ad un ritardo mentale GRAVISSIMO o PROFONDO (nell’adulto corrisponde ad un’età mentale inferiore a 3 anni)
Per ogni livello di QI sono stati inoltre descritti i corrispondenti livelli di comportamento adattivo attesi (vedi ICD-10):
- Nel RITARDO MENTALE (RM) LIEVE si osservano frequentemente difficoltà dell’apprendimento in ambito scolastico, mentre nell’età adulta molto sovente raggiungono una autonomia lavorativa, relazioni sociali soddisfacenti, e risultano in grado di contribuire al benessere della società.
- Nel RM MODERATO si associa a marcati ritardi dello sviluppo durante l’infanzia, pur potendo sviluppare un certo grado di indipendenza nella cura di sé, discrete abilità scolastiche e capacità comunicative. Per essere inseriti in un ambito sociale e lavorativo necessitano abitualmente di un supporto.
- Nel RM GRAVE è quasi sempre indispensabile un supporto continuo.
- Nel RM GRAVISSIMO vi è una grave limitazione nella cura di sè, nella continenza, nellaNcomunicazione e nella mobilità.
SEGNI DI RITARDO
Tuttavia sono fortemente evocatori di Ritardo Mentale i seguenti segni:
- torpore
- difficoltà di alimentazione
- ritardo della comparsa del sorriso
- scarso interesse per l’ambiente; minor curiosità
- scialorrea
- iperattività afinalistica
- stereotipie
- persistenza dell’esplorazione orale dell’oggetto
- assenza di gioco organizzato
- ritardo del linguaggio
- mancati apprendimenti e generalizzazione di abilità
- micro/macrocefalia, soprattutto se di recente insorgenza
CASI DI BORDERLINE
Una questione importante da sollevare a questo punto è la collocazione di tutti quei soggetti che non presentano un QI inferiore a 70 (range tra 84 e 70) ma che ugualmente presentano menomazioni del funzionamento adattivo dovute al deficit intellettivo, evidente soprattutto nella soluzione di problemi o nella produzione e comprensione di un testo. Talvolta presentano difficoltà anche nell’uso dell’orologio, del denaro e dei concetti spazio-temporali. Il DSM-IV classifica queste situazioni come Funzionamento Intellettivo Limite (o Borderline). Queste situazioni richiedono notevole attenzione e conoscenza clinica in quanto sono necessarie numerose indagini sul funzionamento e sulle prestazioni intellettive per poterle differenziare dal ritardo mentale lieve.
I tratti comportamentali più frequenti sono:
- iperattività
- distraibilità
- bassa tolleranza alle frustrazioni
- impulsività
- ansia
- timidezza, paura di essere rifiutato
- tendenza al ritiro
- comportamenti compulsivi
- dipendenza
- perseverazione
INTERVENTO IN FAVORE DEL RITARDO MENTALE
Un buon lavoro nel Ritardo mentale è infatti sempre multidisciplinare.
Gli iniziali e più importanti obiettivi generali devono essere:
- integrare il più possibile le competenze
- favorire gli apprendimenti
- attivare strategie per agire sulla realtà
- sviluppare competenze comunicative
Per far ciò è indispensabile:
- Aver chiari deficit e potenzialità.
- Suddividere gli obiettivi in piccoli passi a volte anche in modo meccanicistico. Ciò
- permette un controllo preciso su quanto si sta facendo e una valutazione dell’efficacia di quanto si sta facendo. Approcci globalistici, mirati all’acquisizione di competenze cognitive più generali (es. capacità spazio-temporali) non permettono questo.
- Sottoporli a stimolazioni ripetute e ridondanti.
- Offrire un tempo lungo di comprensione ed esecuzione.
- Lasciarsi guidare dagli interessi del bambino.
- Permettere sempre delle scelte.
- Proporre consegne “motivanti”.
- Creare delle situazioni di apprendimento e stimolarne il successo.
- La conseguenza deve essere immediata all’azione.
- Creare situazioni stabili e ripetitive
- Inserire un cambiamento per volta.
- Rinforzare i comportamenti positivi.
- Utilizzare l’imitazione.
- Mantenere un atteggiamento empatico.
- Credere nelle possibilità del bambino.
Va sottolineato che un piano educativo che non tenga conto degli aspetti relazionali e motivazionali è destinato all’insuccesso.
IL METODO FEUERSTEIN PER IL POTENZIAMENTO COGNITIVO
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NUOVE TECNOLOGIE E RITARDO MENTALE
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