Mozione finale 2017

Mozione finale all’11° Convegno Internazionale

“La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”

Rimini, 5 novembre 2017

 

‘Mia PATRIA il MONDO come PESCI il MARE’ (Dante Aligheri)

In questo spazio segue un estratto della Mozione finale; si riporta il link per la versione integrale.

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A cura di DARIO IANES

‘Siamo insegnanti, dirigenti scolastici, studiosi, operatori sociali e sanitari, famiglie e associazioni, tutti legati da un orizzonte comuneil destino dell’educazione che pone al suo centro l’inclusione per tutti e per tutte e l’universalità dei diritti di cittadinanza e l’equità come valori centrali.

Ci lega, a 50 anni dalla sua pubblicazione, una frase della Lettera a una Professoressa di don Milani: “…tutti gli essere umani nascono eguali, se poi crescendo non lo sono più è colpa nostra e tocca a noi rimediare”.

In relazione ai nostri tradizionali temi sull’inclusività delle persone con disabilità e, più in generale, con  bisogni educativi speciali, sottolineiamo qui degli aspetti legati all’attuale fase storica, con alcune parole guida.

1 – MEDIAZIONE

Utilizziamo questa parola su due versanti.

  • Riconosciamo che negli ultimi anni, tra coloro che si occupano professionalmente di inclusione, sono sorti diversi punti di vista, diverse proposte, alcune volte divergenti. C’è del vero in ognuno dei punti di vista, ma c’è il rischio di una frantumazione e di un rallentamento della necessaria e continua ricerca della qualità.
  • Assistiamo oggi al crescere di una persistente conflittualità tra scuola e famiglie. Sembra si stia rompendo la tradizionale alleanza degli adulti basata sulla corresponsabilità. Il tema riguarda tutti ed è particolarmente doloroso quando riguarda bambini/e e ragazzi/e che avrebbero bisogno di condivisione da parte del mondo adulto.

2 – LA FORMAZIONE DI TUTTI GLI OPERATORI

Non vogliamo qui ripetere l’ennesimo elenco analitico delle questioni aperte sulla formazione dei docenti, dei dirigenti scolastici, dei collaboratori scolastici, degli educatori. Ci preme sottolineare il coraggio di una scelta radicale che nel nostro paese pare ancora impossibile:

  • considerare l’inclusione come tema trasversale e strategico fin dal primo esame di università, cioè come sottofondo comune di qualsiasi professione educativa;
  • considerare la formazione, sia generale che specialistica, come struttura che integri competenze, non che le separi producendo delega e distacco;
  • considerare la formazione in servizio di tutti, e tutti insieme, non solo come un dovere, ma come un’opportunità per la costruzione di una comunità professionale attiva e cooperante. In sostanza consideriamo necessario che ogni operatore dell’educazione sia sempre, e costantemente, capace di essere un professionista inclusivo.

3 – LA RESPONSABILITÀ, L’AUTONOMIA, LA CREATIVITÀ

È un’epoca questa nella quale sembra svilupparsi la deresponsabilizzazione, la delega, la solita frase “tocca a me” oppure “non tocca a me”. Dobbiamo dunque recuperare un positivo orizzonte di responsabilità.

  • La scuola siamo noi. Tocca a tutti, come comunità responsabile, progettare, agire, decidere. Questo significa, ad esempio, l’utilizzo delle norme come opportunità e non come vincolo divisivo. Vuol dire altrettanto realizzare l’autonomia scolastica come forza creativa di opportunità e flessibilità per tutti.
  • La scuola deve essere sempre luogo di ricerca, che eviti ridondanze e abitudini, deve cioè essere costantemente creativa in modo che i nostri alunni e alunne siano altrettanto creativi e autonomi.

4 – UNIVERSALITÀ ED EQUITÀ

È giunto per noi il momento di considerare il termine inclusione non come un atto sociale buonista né come un gesto di generosità. L’inclusione è un termine che sta dentro al principio di universalità che tocca tutti gli esseri umani, a prescindere dalla loro condizione personale. Non è dunque un tema a parte, né un settore specialistico, ma un tema che attiene alla civiltà essenziale per tutti nella nostra società.

L’universalità è possibile solo in una società equa. Equo è “non far parti uguali tra disuguali” e, perché no, “dare di più a chi ha di meno”. Per noi significa che in tema di welfare le risorse per l’equità vanno intese come investimento sul capitale sociale e non come una spesa assistenziale.

EQUITÀ E’ DARE A TUTTI L’OPPORTUNITÀ DI ESSERE SE’ E DI REALIZZARE LE PROPRIE ATTESE, LE PROPRIE POTENZIALITÀ, I PROPRI SOGNI.

“L’inclusione siamo noi, nessuno si senta escluso”

Sulle NOTE di “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori 

FONTE: https://eventi.erickson.it/convegno-qualita-inclusione/UnitaDidattica/MOZIONEFINALE